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martedì 31 marzo 2015

La via Tiburtina: dal Lazio all'Abruzzo tra borghi e montagne

Oggi vi parlo di una delle strade che percorro più spesso, e che mi porta fuori dal Lazio nel giro di neanche un'ora: la via Tiburtina. Per essere precisi, "via Tiburtina Valeria": da Tibur, nome romano di Tivoli (la strada nasce proprio per congiungere Roma a Tivoli), e Marco Valerio Massimo Potito, console che ne volle la costruzione nel III secolo a.C.
La via Tiburtina è una delle strade consolari che, da Roma (per la precisione da piazzale Tiburtino, all'inizio del quartiere universitario di San Lorenzo), scorrono piacevoli in giro per il Lazio e per l'Italia. Come l'Aurelia, che arriva fino al confine francese di Ventimiglia, e l'Appia, che si conclude a Brindisi, o ancora la Flaminia, che si snoda fino al mare marchigiano, anche la Tiburtina oltrepassa i confini regionali per immettersi in Abruzzo, costeggiando per lunghi tratti l'Autostrada dei Parchi (A24) e attraversando magnifici paesaggi che sarebbe un peccato perdersi, a così poca distanza da Roma.

Il percorso della via Tiburtina e i principali luoghi d'interesse
Partendo dalla Capitale, bisogna arrivare fino a Tivoli per cominciare a godersi un po' di strada piacevole e senza traffico. Prima, c'è solo la periferia romana, case e lunghi serpentoni di auto in coda: non un bel biglietto da visita, ma poi ne varrà la pena.
Dopo Tivoli, che sicuramente merita una sosta se non altro per una passeggiata lungo il centro storico (e, se si ha tempo a disposizione, per una visita a Villa d'Este), la Tiburtina costeggia numerosi paesi che, un po' alla volta, consiglio di vedere tutti. Vicovaro, con le sue mura ciclopiche; Mandela, citata già da Orazio e feudo degli Orsini fino al XVII secolo; Arsoli, dove fermarsi per un caffè dopo una serie di curve mozzafiato, certi di trovare altri motociclisti al bar centrale del paese; Collalto Sabino, con la sua rocca suggestiva e le case di pietra racchiuse dall'antica cinta muraria; Tagliacozzo, dove visitare Palazzo Ducale e ammirare Piazza Obelisco. La strada scorre pulita e in ordine, senza buche e con curve non impegnative... a meno di non voler dare un po' più di gas giocando con la manopola. In quel caso, occhio agli autovelox: uno prima del bivio per San Polo dei Cavalieri, altri sparsi lungo il percorso, tre di fila solo all'interno di Carsoli.
La sagra delle castagne
a Sante Marie
Si potrebbero citare molte altre soste degne di nota, anche perché il corso della Tiburtina è ancora lungo e arriva fino all'Adriatico, a Pescara. Il mio giro, di solito, si ferma a Sante Marie, piccolo paese arroccato a quasi mille metri s.l.m., praticamente disabitato d'inverno ma capace di attirare ancora tanti giovani d'estate, anche grazie alle numerose feste che, nel fine settimana, animano il centro. È uno dei classici paesi abruzzesi, chiuso tra le montagne che già da ottobre cominciano a imbiancarsi. Vale la pena una passeggiata nel verde, alla scoperta della Riserva Naturale Regionale Grotte della Luppa: un inghiottitoio nascosto tra i boschi di castagne di Sante Marie, un luogo suggestivo per un'escursione poco impegnativa ma molto interessante. Le castagne, poi, sono il prodotto tipico di queste parti dove, tra la fine di ottobre e l'inizio di novembre, si tiene ogni anno una delle principali sagre della Regione.
La via Tiburtina è da sempre un paradiso per i motociclisti, che trovano curve divertenti e paesaggi fantastici, oltre a una grande quantità di prodotti tipici da assaggiare: oltre alle castagne, la prima parte dell'Abruzzo offre ottimi funghi porcini, senza dimenticare i classici gnocchi e ai più diversi tagli di carne e dolci tipici come le nevole (o ferratelle). Per chi, come me, cerca il piacere della strada e quello della tavola, un giro in moto per queste strade è uno dei modi migliori di spendere una domenica di primavera o d'estate - anche per cercare un po' di fuga dal caldo della città. 

domenica 29 marzo 2015

Una passeggiata in moto per ripulirsi la testa. Orvinio, pizza bianca e strade franate

Il primo sabato di bel tempo della nuova primavera.
Per una volta, niente lavoro da portarsi a casa, niente documenti da scrivere, nessun impegno particolare.
Forse dovrei lavare la moto, ma chissenefrega, guarda che sole che c'è.
Decido di farmi un giro per scaricare una brutta settimana. Mi trovo a Monterotondo (RM), abbastanza vicino a dove vivo, per alcune commissioni. E visto che Monterotondo si affaccia sulla via Salaria, decido subito di lanciarmi verso le strade della Sabina, che conosco a menadito e che mi regalano sempre qualche ora di guida piacevolissima. Direzione Rieti, supero Passo Corese e prendo la via Salaria Vecchia, attraverso Acquaviva di Nerola e mi dirigo verso Scandriglia. Bisogna solo fare attenzione a qualche tratto in cui l'asfalto non è perfetto, ma non ci sono grandi problemi e la strada scorre piacevole, lenta, immersa nel verde di fine marzo. Tra un mese cominceranno a sentirsi dei grandiosi odori nell'aria, di fiori e terra e sole.
Da Scandriglia parte la Strada Provinciale per Orvinio (SP39), una strada tutta curve fantastica, che attraversa gli incredibili spazi verdi del Parco Regionale dei Monti Lucretili offrendo paesaggi che meritano assolutamente un passaggio. Sapevo che dalla scorsa estate, in seguito ad alcune frane, la strada era purtroppo interrotta. Mi fermo a chiedere a qualcuno del posto se sia ancora così.
«Sì, in teoria è interrotta», mi risponde un anziano di Scandriglia. «Ma mettono i cartelli per togliersi il problema, in realtà si passa. Certo, è asfaltata, ma ci sono un sacco di buche. Ma si passa, tranquillo»
Di solito, in casi come questi, sono il tipo che lascia perdere e torna indietro. Ma ho sotto di me una "crossover", o almeno così sembra, e poi c'è un bel sole, mica può succedere niente di male se provo a passare di lì. E infatti ne vale la pena: grandissimi scorci, verde ovunque, un silenzio quasi irreale. Fatta eccezione per alcuni cani che si lanciano contro di me, costringendomi ad accelerare per scappare, è sempre tutto ok. Brutte buche, alcuni tratti sono più simili al letto di un torrente che a una strada, ma il mio CB se la cava benissimo e piano piano passo i 3 chilometri rovinati fino ad arrivare sul versante di Orvinio.
La Strada Provinciale per Orvinio (SP39), tra Scandriglia e Orvinio
Orvinio, il borgo più alto dei Monti Lucretili, è un paesino dove si trovano sempre - e dico sempre - motociclisti al bar centrale, con cui scambiare quattro chiacchiere e consigli per itinerari nei dintorni. E poi, soprattutto, c'è il forno di Rosina, lungo la via principale: inutile scrivere l'indirizzo, basta chiedere a chiunque. Vengono persone da tutto il Lazio per l'incredibile pizza bianca di questo locale minuscolo, con l'insegna che recita semplicemente "Il forno": ben cotta, unta (anzi, untissima), con i granelli di sale al punto giusto, perfetta. Aperta con la mortadella del minimarket di fronte, poi, è un pranzo clamoroso. Devo per forza comprarne una teglia (4€!) da portare a casa, per la felicità di tutti. Due passi per il paese con la pizza in mano, come un bambino che fa merenda, passando davanti alla chiesa di Santa Maria dei Raccomandati, con affreschi di Vincenzo Manenti, e alla Chiesa di San Giacomo, sconsacrata, eretta su disegno del Bernini e anch'essa con dipinti del Manenti. Anche i borghi più piccoli e nascosti, in Italia, offrono grandi opere d'arte, più di tante grandi città del resto d'Europa.
Da Orvinio riparto per tornare a casa, ci vuole ancora più di un'ora. Prendo la via Licinese, una bellissima strada con mille curve, lunga più di 40 chilometri, che collega la via Tiburtina (subito dopo Vicovaro) alla via Salaria (all'altezza di Osteria Nuova), passando attraverso i Monti Lucretili. Un must per i motociclisti del Lazio, veramente imperdibile. Ottimo asfalto, pochissime macchine a rovinare il percorso, bisogna proprio tenere la visiera alzata per sentire tutti i profumi nell'aria.
Da Vicovaro il bello del giro è praticamente finito. Solo l'ultimo tratto della via Tiburtina prima di Tivoli regala ancora bei paesaggi e curve piacevoli, poi è il solito traffico da cui cerco solo di scappare il prima possibile, riprendendo la strada di casa, fino a Fonte Nuova. Un bel giro, in fondo solo poco più di 100 chilometri, ma vanno percorsi tutti con calma, godendosi alcune tra le strade più belle del Lazio. E si può sempre variare sul tema: dalla via Licinese al Lago del Turano è un attimo, ma questa storia la racconto un'altra volta.


giovedì 5 marzo 2015

Un paio di link per entrare in confidenza

Tanto per conoscerci meglio: potete leggere diversi miei articoli su Goloso e Curioso, rivista online di gastronomia e viaggi il cui direttore, Morello Pecchioli, vanta un'esperienza enorme nel campo della cucina e della conoscenza del territorio italiano. Nei miei articoli parlo di viaggi, sagre, cucina tradizionale, e altri temi che intendo trattare, in modo diverso ma non troppo, in questo blog. Vi consiglio di fare un salto sul sito per capire di cosa si occupa e visitarlo di continuo per avere aggiornamenti su tutte le ultime novità in tema di buon cibo, buon vino e simili.

Un altro sito che vi consiglio, per pianificare i vostri viaggi o più semplicemente le uscite della domenica, è quello del Club "I Borghi più belli d'Italia", dove sono recensiti quasi 300 borghi italiani, ognuno con la sua storia e le sue tradizioni. In genere, prima di partire per un giro in moto, consulto il sito per capire dove potrei fermarmi per una sosta lungo il percorso: non sono mai rimasto deluso, e vi assicuro che ognuno dei borghi recensiti è scelto con un livello di attenzione e accuratezza che non lascia spazio all'errore.


Ingresso al centro storico di Collalto Sabino (RI)
 
Dei borghi italiani e delle loro potenzialità ho parlato in un mio articolo di qualche tempo fa, in cui ho analizzato le possibilità che questi piccoli centri offrono al nostro Paesi in termini di occupabilità e spinta economica. Magari è un po' off-topic, ma se vi va date un'occhiata, per me è sempre un bell'argomento da tirar fuori.

Iniziamo dalle presentazioni

Prima di tutto, le presentazioni.
Mi chiamo Luca, ho 25 anni e vivo in provincia di Roma. Ho tre passioni principali che vorrei condividere con voi: la moto, la gastronomia e i viaggi. Ma le mie sono passioni che vivo in maniera "atipica", o per lo meno "non come va di moda oggi".
 
La moto. Non sono uno "smanettone", uno di quelli che coprono (o tolgono) la targa per non farsi prendere dagli autovelox. Vado in moto da quando avevo 16 anni (14 se consideriamo il primo cinquantino, un magnifico SR i.e. che a tratti ancora rimpiango). Ho avuto una epica Yamaha YBR 125, che ho guidato per 4 anni e circa 27.000 km; poi una Suzuki Marauder 250 che è stata più tempo dal meccanico che tra le mie mani; una Honda Hornet 600, dal 2010 al 2014, con cui ho percorso 32.738 km e con cui ho fatto i miei primi viaggi e mi sono tolto delle belle soddisfazioni. Poi l'ultima arrivata, una Honda CB500X: meno potente della Hornet ma, sinceramente, molto meglio per come io utilizzo la moto. Sì, perché io la moto me la godo, la ascolto vibrare senza affanni e mi piace portarla in giro senza fretta, assaporando il percorso e fermandomi spesso quando c'è un bel paesaggio che richiede una sosta. Sono un mototurista all'antica, di quelli che evitano l'autostrada e ci mettono una vita per arrivare.
 
La gastronomia. Ben vengano i programmi di cucina in televisione, prima di tutto quelli con la Parodi che mi insegna tutti i giorni a cucinare. Ma via da me i superchef o, ancora peggio, i critici gastronomici con la puzza sotto il naso. Per me la vera gastronomia è quella che sopravvive da secoli sulle nostre tavole, quella che ci invidiano in ogni angolo del mondo. È il magnifico ragù che prepara mia madre, le crespelle in brodo di mia nonna, le grandiose specialità delle sagre di paese. La ricchezza del nostro territorio che dovremmo coltivare sempre. Detto ciò, mi piace comunque sperimentare e provare nuove ricette e accostamenti, perché credo che anche la tradizione abbia bisogno di una "spinta", ogni tanto.
 
I viaggi. Sarà il mio lavoro che non mi lascia molto tempo, saranno altri motivi, ma non sono uno di quei viaggiatori che sognano le grandi mete esotiche e le spiagge tropicali. Il mio sogno è girare l'Est Europa in moto, tanto per capirci. In modo molto più accessibile, mi piace esplorare il mio territorio, in particolare i numerosi borghi del Lazio, dell'Abruzzo e dell'Umbria, che visito spesso di sabato o di domenica, quando salgo sulla mia moto e parto, di solito da solo, in cerca di nuovi luoghi e nuove strade. E, come dicevo prima, adoro mangiare alle sagre di paese.
 
Da qui nasce il desiderio di aprire un blog che parli delle mie passioni vissute in maniera atipica. Uno spazio per raccontare i luoghi più belli del Centro Italia (con incursioni fuori area), condividere itinerari e consigli per motociclisti, parlare di bei posti che vale la pena visitare - anche non in moto, chiaramente. E mi aspetto, ovviamente, suggerimenti su strade da percorrere, borghi da esplorare e piatti tipici da assaggiare.
 
Un sacco di cose da fare e da vedere. Sempre sulla mia strada.



Via Tiburtina, confine tra le province di Roma e L'Aquila